L' ANTICA STRADA DI MONTE BARDONE

L'antica strada di MonteBardone, detta anche Romea, e Pontremolese era già conosciuta al tempo delle conquiste romane nell'Italia Settentrionale-Occidentale ed Oltr'Alpe, in Gallia ed in Inghilterra.

C'è chi, come lo storico Emanuele Repetti, sostiene che altro non fossse che l'antica via Emilia del console romano Scauro che da Luni: "...anziche continuare per la riviera (ligure), volgesse ivi a destra, e valicando (l'Appennino, per Val di magra eVal di taro (Pontremoli- Montelungo passo della Cisa - Berceto -Cassio - Terenzo- Fornovo Borgo S. Donnino (oggi Fidenza) -Fiorenzuoìa -Velìeja -Tortona) giungeva alla terra dei Sabazi " (popolazione ligure).

Può avvalorare questa tesi il nome romano di Cassio, mantenuto ancora alla più alta cima dell' Appennino oltre Berceto e l'esistenza, poco distante di un Foro o Mercatale (Foronavonus, oggi Fornovo) che i Romani erano soliti edificare sulle strade maestre per il commercio con le popolazioni limitrofe. Addirittura c'è chi vuole, con validissime argomentazioni, che Annibale, l'accanitissimo nemico di Roma, dopo aver attraversato le Alpi con un poderoso esercito e numerosi elefanti e sconfitto il console romano al fiume Trebbia nel 217 avanti Cristo, abbia percorso questa strada nella marcia di avvicinamento verso Roma.

Fra gli altri lo asserisce lo storico Cavedoni che, dopo aver attentamente consultato ciò che dicono gli scrittori romani Polibio, Tito Livio e Cornelio Nepote sull'impresa italiana del condottiero cartaginese, conclude. "...credo che non vi sia luogo a dubitare che Annibale si tenne lontano da Modena, e partendo dalle vicinanze di Piacenza, prese la via più corta pei Liguri, ossia verso l'odiemo Pontremoli".

Nei suoi "Annali" il Muratori riferisce che "ne 667 dopo Cristo re Grimoaldo condusse i suoi Longobardi in Toscana per l'alpe di Bardone. 0ssia per la via Claudia, senza che se ne accorgessero Ravennati, soggetti all'Esarca ".Assunse grande importanza, poi, per i continui pellegrinaggi verso Roma e Gerusalemme provenienti dalla Francia e dall'Inghilterra attrav'er so il Moncenisio, Milano, Piacenza e Fonovo ove confluivano anche quelli dell'area germanica che scendevano verso il Garda, Mantova e Parma E' ricordata in occasione del viaggio a Roma nel 718 di Moderanno, vescovo di Rennes in Francia, narrato con dovizia di particolari dal cronista Flodoardo di Reims nell'"Historia Remensis ".

Prima di valicare le Alpi Moderanno si recò a Reims per pregare sulla tomba di S.Remigio e prepararsi spiritualmente al lungo viaggio e qui ricevette in dono dall'abate Bernardo alcune reliquie di indumenti appartenuti al Santo, poi, giunto ai piedi dell' Appennino si accinse ad attraversarlo per la consueta strada di monte Bardone, ma, essendo sopraggiunta la notte in prossimità del valico, vi sostò con la sua scorta ed appese le sacre reliquie ai rami di un albero. La mattina dopo ripartì dimenticandole e soltanto dopo un buon tratto di cammino, quando fu alla chiesetta di S.Abbondio di Berceto, se ne accorse e pregò il chierico Vulfado di tornare a prenderle; il chierico obbedì, ma non riuscì nell'intento perché ogni qualvolta allungava le mani per distaccare il prezioso involto, il ramo, cui era appeso, si alzava e 1e reliquie rimanevano miracolosamente inaccessibili. Avvisato, Moderanno tornò sul posto, ma non riuscì nell'intento perché si ripeteva il portentoso fatto, allora comprese che la volontà divina voleva che parte delle reliquie dovessero rimanere in loco e ne donò alcune alla chiesetta .

Continuo, quindi, il viaggio con le sacre cose rimastegli, raggiunse Roma e sostò a lungo in preghiera sulla tomba di San Pietro. Al suo ritorno verso la Francia passo da Pavia e fu ricevuto dal re longobardo Liutprando cui narro le sue vicende; il re, commosso per il miracolo delle reliquie di S. Remigio, volle che sulla chiesetta di Berceto venisse edificato un importante convento che donò unitamente ad ottocento mansi di terreno, all'abbazia di S. Remigio a Reims.

La cronaca di Flodoardo trova conferma nello storico longobardo Paolo Diacono che, enumerando le opere pie di re Liutprando, scrive: "..In summa quoque Bardonis Alpe monasterium, quod Berceto dicitur, aedificavit...".Moderanno, tornato in Francia, reco all'abate di S. Remigio gli atti di donazione del re longobardo e, quando fu nella propria diocesi di Rennes sentendo il richiamo dei monti ove aveva vissuto personalmente quel miracolo, nominò un successore e riprese la via di Monte Bardone stabilendosi a Berceto nel monastero voluto da re Liutprando ove rimase sino alla sua morte avvenuta il 22.10.730d.C.., il suo corpo è conservato nella chiesa cattedrale di Berceto assieme a quello di S. Bucardo e di S. Abondio diacono che ne è il Patrono .Nell'"Itinerarium" di Sigerico, arcivescovo di Canterbury, è ancora ricordata questa strada, infatti lo stesso narra che nel 99O, al suo ritorno da Roma ove si era recato in pellegrinaggio, passò, fra .l'altro, da.((Luca (Lucca) i Campmaior (Camaiore) - Luna. (Luni) - Sce Stephani (Santo Stefa.no)-Aguilla (Aulla.)-Puntremel(Pontremoli)- Sce Benedicte (San Benedetto di Montelungo)-Sce Moderanne (Berceto) ed altre località" Non esiste nell'Appennino Tosco-Emiliano, sull'antica via romea, il monte Bardone; il nome, derivato sicuramente da Mons Longobardorum veniva usato nelle cronache del tempo per identificare genericamente la catena di monti che si estende da Piantonia al passo della Cisa; vi e un modesto paesino chiamato Bardone sulla strada diretta a Calestano nel parmense ove passava detta strada romea: è un piccolo viìlaggio con pochi abitanti distribuiti in una dozzina di case costruite in pietra con i tetti ricoperti a piagne dominate dal bel campanile incorporato nella caratteristica Pieve romanica di Santa Maria Assunta.

La strada di Monte Bardone seguiva, come direzione di massima, grosso modo l'attuale statale n. 62, ma. il cosidetto valico non è certamente il passo della. Cisa posto a quota l.O4l m.s.l-m., ma era un po' più distante e ad una quota. superiore, poi per maggiore sicurezza dei viandanti venne deviata verso Terenzo - Berceto - Bergotto - Corchia - Valbona e Cisa. .nel versante parmense e l'imperatore Napoleone 1, con decreto del 5 luglio l808 le diede un nuovo andamento che fu ripreso nel 1835 da Maria Luisa d'Austria duchessa di Parma Indubbiamente questa vecchia strada Romea, almeno dal passo attuale della Cisa a quello del Righetto, sopra Montelungo, distante tre chilometri circa dallo stesso passo, era posta più a monte come si può dedurre anche, dagli atti del "Processo informativo in causa dell svalligio fatto al Sr. Dotr. Fran.co Reghini Costa sul Monte della Cisa. Pontremoli 1671 " Conservati presso la Sezione distaccata di Pontremoli (Convento della SS. Annunziata) dell'Archivio di Stato di Massa. Il Reghini Costa esercitava l'avvocatura a Parma e fu, alppunto durante un suo viaggio verso quella città che, poco distante dal " Reighedo>> (Righetto), nel prato del "Ferdano" (da"fardan" assai freddo?) localita con molte "felici" (felci) ove sorgeva sulla strada una cappelletta con una "amistadèla." (amistà) sempre aperta per poter ospitare alcune persone in caso di necessità venne aggredito, unitamente alla sua scorta. e derubato oltre che di parte del denaro che avva con se, anche della spada che aveva l'impugnatura d'argento, da tre uomini mascherati con maschere multicolori ed armati di "archebuzo".A cagione dei malefizi e degli omicidi che spessissimo venivano commessi "In Colla de Cisa et in loco dicto Vallescura propter nemora et arbores in eisdem locis circa stratam publicam, ob quae viatores sibi a longe providere non poterant" ogni anno, secondo gli Statuti pontremolesi "li homini di Gravagna, Montelongo e di Cavezzana (d'Antena) erano obbligati atagliare ed abbruciare tutti li alberi esistenti in què luoghi Lungo la via, per il tratto di una balestra usque ad colum Cisae".

Perdurando, però, questo continuo disagio, nel 1584 "...i grandi assassinamenti et altri pericoli che incontravano i passeggeri sull'angusto passo della Cisa" indussero la Comunità pontremolese ed il Duca di Parma "...a formare colassù un corpo di guardia e mantenervi per sei mesi dell'anno a vicenda, alquanti soldati, i quali accompagnino e difendano i passeggeri da ogni insulto che potesse loro accorrere; i1 che al presente si pratica con gran consolazione dei viandanti".Così scriveva frate Bernardino Campi, storiografo pontremolese alla fine del sedicesimo secolo. I resti di un corpo di guardia sono sicuramente quelli posti sul monte Zucchello sopra il paese di Montelungo, mentre a Nord-Ovest dell'attuale strada nazionaìe della Cisa, ai piedi del succitato monte Zucchello. verso Vallescura, di fronte alla strada di accesso al podere di Copiado. proprietà degli eredi del compianto concittadino sig. Quinto Mascagna, esistono alcuni ruderi che, forse, potrebbero appartenere alla cappelletta di cui sopra e, un po' più in alto, si notano i resti, alquanto agevoli, di una vecchia strada mulattiera che potrebbe essere, anche, un tratto dell'antica strada di Monte Bardone. La fondazione del monastero di Berceto fu il primo passo per l'istituzione, lungo quest'antica strada Romea, di un organico sistema ricettivo: chiesette, cappella, amistà, xenodochi dotati di appositi ambienti per albergare ed assistere i numerosi pellegrini e viandanti che percorrevano questa via Nel versante toscano, a circa sette chilometri dal passo della Cisa in localita "Al palàsi" (Il Palazzo) a Montelungo Inferiore. a fianco della mulattiera (vecchia Romea) che conduce a Succisa, vi sono abbondanti resti di quello che potrebbe essere stato uno dei maggiori xenodochi be nedettini. La strada di Monte Bardone ebbe importanza strategica militare e fu percorsa da illustri personaggi politici militari ed ecclesiastici fra i quali lo Sforza enumera: Arnolfo re d'Alemagna nel'895 quando. su invito di papa Formoso, si recò a Roma; Adalberto marchese di Toscana che vi transitò neil'896 assieme al conte Ildebrando guidando un forte esercito; l'inperatore Arrigo IV nel 1110; papa Callisto II che nel 1120 si recò a Roma, proveniente dalla Francia, per cingere la tiara; re Lotario e papa Innocenzo II nel 1133 in occasione di un viaggio a Pisa; l'abate islandese Tragorense che descrisse minuziosamente l'itinerario percorso nel 1154 per recarsi con numerosi pellegrini islandesi. franchi, gallesi, fiammilnghi, inglesi, sassoni e scandinavi, a Roma; Filippo Augusto re di Francia tornando nel 1191 dalla terza crociata in Terrasanta; l'imperatore Federico II vi passò ben tre volte rispettivamente nel 1226, nel 1236e nel 1249;

Lodovico IV, detto il Bavaro, nei 1327 per recarsi a Roma e farsi incoronare imperatore; Giovanni, re di Boemiae di Polonia nel l333per recarsi a Lucca e domarvi una insurrezione verso la sua persona; Sigismondo, re dei Romani, negli anmi 1331-32 recandosi a Roma per ricevere la corona imperiale; re Alfonso d'Aragona nel 1435; Galeazzo Maria Sforza, duca di Milano, che nel 1435, in compagnia della moglie Bona di Savoia, si recò a Firenze "...con apparato tanto sontuoso quanto a memoria di viventi altro ne fosse stato..." come ebbe a dire un cronista del tempo; Carlo VIII re di Francia nel 1495 con un potente esercito e di ritorno nel 1495, in tale occasione sue soldataglie incendiarono quasi completamente Pontremoli; ancora l'imperatore Carlo V nel 1536 e papa Paolo III nel 1539, per citare i più importanti.